mercoledì 7 agosto 2019

SANTA TERESA DI LISIEUX E IL CASO LEO TAXIL

Nel periodo in cui   settori della Chiesa in particolare in Francia ,  cominciarono ad accusare la Massoneria di trafficare con l'occulto e di porsi come contro- Chiesa  ....è  in questo contesto che entra in scena un tale che si fa chiamare Leo Taxil dice di essersi convertito al cristianesimo e pubblica a puntate la storia di un rito praticato all' interno della Massoneria il rito Palladiano e di raccontare la testimonianza di una sua aderente pentita . La cosa diventa un grosso affare  tanto da coinvolgere i vertici della Chiesa e persino il Papa . Quando l'affaire deflagrerà in tutta la sua inconsistenza e mistificazione, sarà lo stesso Taxil in una conferenza a dire di essersi burlato  della buonafede dei Cattolici e di voler dimostrare la loro credulità  , la cosa si rivelerà un vero boomerang per la credibilità della Chiesa e per le sue campagne contro l'occultismo praticato nella Massoneria , anzi metterà la pietra tombale a queste critiche e da allora la Chiesa si concentrerà a contestare la Massoneria sul piano filosofico , politico etc...  
Il caso arrivò persino a coinvolgere Teresa de Lisieux che già ammalata,  che una volta compreso di essere stata raggirata,  piomberà nello sconforto e nella crisi di fede che attraverserà l'ultimo periodo della sua vita .

Sul finire dell' Ottocento  il massone
Leo Taxil finse una conversione dall'Ebraismo al Cattolicesimo e iniziò a diffondere una serie di storie .

Nel 1885, Leo Taxil  improvvisamente si convertì al cattolicesimo, fece un pellegrinaggio a Roma e ricevette l'assoluzione di Leone XIII, lo stesso Papa che due anni dopo rifiutò a Teresa una deroga per entrare nella chiesa carmelitana prima dell'età richiesta.
Emblematico come Teresa, durante il suo viaggio a Roma da papa Leone XIII, si fermi a Firenze per pregare sulla tomba di Maria Maddalena de’Pazzi.

Nel 1894 con l' Enciclica Humanum Genus di Leone XIII, aveva  condannato  la Massoneria

Famoso per aver scritto finora libelli osceni e scandalosi,  tutta l'energia che aveva messo nell'anticlericalismo, Leo Taxil l'avrebbe quindi messa da ora  in una campagna di  denigrazione della Massoneria .

Le accuse sono pesantissime : accusa le logge di adorare il diavolo e nel 1895 pubblica con un certo Carl Hacks, sotto lo pseudonimo del dottor Bataille "Le Diable au XIXe siècle". In questo libro, egli ripeteva le confessioni di una certa Diana Vaughan, descrivendo il culto  chiamato "palladismo", praticato dai Fratelli e dal quale era riuscita a fuggire. Questo libro fu un grande successo di vendita , e tra i  cattolici e Teresa de Lisieux colpita da queste rivelazioni, inviò una lettera a Diana Vaughan e, ispirandosi ai testi dei convertiti, scrisse un'opera teatrale intitolata "Il trionfo dell'umiltà".

Nel giugno del 1895:l viene annunciata la conversione di Diana Vaughan e la sua intenzione di diventare religiosa.

Nel Gennaio del 1895  Teresa rappresenta per la seconda volta una delle sue opere su Giovanna d'Arco, composta l'anno scorso. Parecchie foto vengono scattate .

Nel luglio del 1895 viene annunciata la prossima pubblicazione delle "Memorie di un ex-paladista". (In "La Croix", Isidoro Guerin  lo zio di Teresa si dichiara "prigioniero di emozioni indescrivibili" dopo aver letto il primo volume).

Nell'agosto del  1895 viene  pubblicata  la "Novena eucaristica riparatrice" di Diana Vaughan.

Durante la pasqua del 1896 la  "prova della fede" cade su Teresa. Sintomi della tubercolosi.

Nel giugno del  1896 su richiesta della priora, Teresa scrive un'opera teatrale ispirata alla conversione di Diana Vaugham: "Il trionfo dell'umiltà".

Nel Gennaio del  1897 una commissione romana completa un'indagine su Diana Vaughan; nessuna conclusione.

25 marzo 1897 una delle sue novizie, la cugina e amica d'infanzia Maria Guerin, fa la professione religiosa e diviene suor Maria dell'Eucarestia. Questo evento ispira a Thérèse una delle sue poesie più bellicose: "Mes armes" (Le mie armi).

Alcuni esegeti dei testi teresiani leggono questa poesia come il testamento di Teresa. Questo testamento venne cantato nel coro della comunità dalla stessa Maria Guerin che era considerata per la sua voce "l'usignuolo" della comunità.

Tuttavia, proprio in quel periodo, uno dei suoi due "fratelli preti", l'ancora seminarista Maurice Belliere stava svolgendo controvoglia il servizio militare di cui non vedeva l'ora che terminasse. Nel momento storico in cui si svolse questa vicenda, infatti, lo stato francese valutava che l'essere seminaristi non esentava dal servire la patria. Così Thérèse decise di inviare "Le mie armi" anche al suo fratello soldato Maurice.

Col crescere della notorietà crescono anche gli attacchi e le richieste di far vedere questa rea confessa  , la Diana Vaughan, Taxil allora promise di mostrarla al pubblico , ma alla Conferenza attesa ammise la truffa,
Fu in una famosa conferenza stampa che lo scrittore Leo Taxil, alla presenza dei giornalisti dei diversi paesi, e soprattutto di religiosi anche delegati del Nunzio Apostolico e dell’Arcivescovo di Parigi,si autodenunciò, ma intanto per il mondo cattolico che si era speso nelle lotte contro l'occultismo massonico  il danno era fatto, una parte del mondo cattolico era caduta nel tranello e si era esposta alla derisione.

Leo Taxil organizzò  un convegno il 19 aprile 1897 nella sala principale della Société de géographie de Paris dove rivelò che Diana Vaughan era una semplice dattilografa e che era tutta una bufala, doveva la sua incolumità  e   salvezza solo alla protezione della polizia e fu costretto a lasciare Parigi.

La prova del nove di tutta l'accusa di Taxil era infatti la testimonianza di Diana Vaughan , l'evento tanto atteso era presentare la prova al pubblico : la conversione di Diana Vaughan  che  in realtà non era mai esistita, Taxil  aveva scritto a suo nome un libro in cui parlava di una presunta conversione al Cattolicesimo dopo la fuoriuscita da una setta massonica.

È qui che entrò  in gioco Santa Teresa di Lisieux, o Teresina di Lisieux, al secolo Therese Francoise Marie Martin, celebrata dalla Chiesa cattolica anche con il nome di Santa Teresa di Gesù Bambino.

Tutto il mondo cattolico cade nel tranello, compreso papa Leone XIII. Teresa scrive alla Vaughan, rallegrandosi per la conversione ed inviando la sua foto di scena nei panni di Giovanna d’Arco.

Taxil, per dileggiare il mondo cattolico, mostra durante la Conferenza che fa culminare il tutto nel pubblico ludribio,  alla platea   ed alla stampa la foto di Teresa nei panni di Giovanna d’Arco ed il poemetto composto dalla stessa santa. Teresa, cinque mesi dopo, scossa dalla vicenda, si ammala gravemente e muore.

Morirà cinque mesi dopo, e col passare degli anni diventerà la santa più influente dei tempi moderni: Santa Teresa (Teresa di Gesù Bambino, o Teresa di Lisieux).

Si tratta di un personaggio speciale, proclamata dottore della Chiesa per la profondità dei suoi scritti e considerata protettrice dei missionari nonostante la sua vita claustrale, per via dei suoi sforzi tesi ad espandere la fede e per le sue preghiere in favore dei missionari in partenza per il sud-est asiatico.
È patrona di Francia assieme a Giovanna d’Arco, appassionatasi alla storia di Diana Vaughan proprio alla pulzella di Orleans arrivò  a paragonarla , appassionata di teatro le inviò
le foto della pièce teatrale sulla  patrona di Francia e che le aveva dedicato .

Perde la madre che ha solo quattro anni, un lutto che la segnerà per tutta la vita, e le figure femminili che la accudiranno saranno le sue sorelle maggiori.

Alla morte di Zélie, lo zio Isidore Guerin, fratello della madre, fu nominato co-tutore delle cinque sorelle Martin. Il 15 novembre 1877, Louis Martin si trasferì a Buissonnets, nella periferia di Lisieux, per stare più vicino al cognato, che a Lisieux gestiva una farmacia. La cugina minore, Marie, fu compagna di giochi di Thérèse e ne diventò una delle sue allieve quando alla santa fu affidato l'incarico di maestra delle novizie.

Un legame quasi filiale legava Thérèse alle sue sorelle maggiori, Pauline e Marie. Nel 1882, quando Pauline entrò nel monastero carmelitane, la crisi innescata dalla morte della madre si acuì e Thérèse giunse a somatizzare il suo stato psichico. Avrebbe desiderato seguire la sorella in convento, ma ciò le fu negato per la sua giovane età. Questa prima crisi si risolse nel giro di pochi mesi, ma si ripresentò con l'ingresso in convento dell'altra sorella, Marie, nel 1886.

Queste però si ritireranno l’una dopo l’altra nel Carmelo di Lisieux. I carmelitani costituiscono un ordine dedito alla vita contemplativa, tra le loro fila importantissimi mistici come San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila (questi due dottori della Chiesa al pari di Teresina). Le loro tecniche di contemplazione mistica e avvicinamento al divino sono descritte in opere estremamente suggestive e dall’influenza culturale e spirituale incalcolabile.
Teresina decide di seguire le sorelle e a quindici anni prende i voti.

Thérèse Françoise Marie Martin, meglio nota come Teresa di Lisieux (Alençon, 2 gennaio 1873 – Lisieux, 30 settembre 1897), è stata una religiosa e mistica francese.

Monaca carmelitana presso il monastero di Lisieux, è venerata come santa dalla Chiesa cattolica; è nota anche come Santa Teresa del Bambin Gesù del Santo Volto in base al nome da lei assunto al momento della professione dei voti. La sua festa liturgica ricorre il 1º ottobre.

All'età di 14 anni Teresa decise quindi, seguendo l'esempio di Teresa d'Avila, di «mettersi sulle tracce» di Gesù, diventando anch'essa monaca. Sebbene le monache del Carmelo avessero dato il loro parere favorevole, e il padre e con qualche difficoltà anche lo zio avessero dato la loro autorizzazione, per la sua giovane età ella trovò l'opposizione del parroco di Saint-Jacques, il reverendo Delatroètte, che le consigliò di rivolgersi al vescovo. Nel novembre 1887 il vescovo di Bayeux, Flavien-Abel-Antoinin Hugonin, le negò il permesso e lei intraprese con il padre Louis ed la sorella prediletta Celine un viaggio a Roma per rivolgere questa sua richiesta direttamente a papa Leone XIII.

I carmelitani costituiscono un ordine dedito alla vita contemplativa, tra le loro fila importantissimi mistici come San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila (questi due dottori della Chiesa al pari di Teresina). Le loro tecniche di contemplazione mistica e avvicinamento al divino sono descritte in opere estremamente suggestive e dall’influenza culturale e spirituale incalcolabile.
Teresina decise  di seguire le sorelle e a quindici anni prende i voti.

Teresa di Lisieux poco prima del viaggio in Italia (1887)Nel 1887, per i 50 anni di sacerdozio del Papa Leone XIII, le diocesi di Coutances e di Bayeux organizzarono un pellegrinaggio a Roma, dal 7 novembre al 2 dicembre. Al viaggio partecipò un gruppo di 197 pellegrini, di cui un quarto appartenevano alla nobiltà francese, mentre 65 erano ecclesiastici.

Il pellegrinaggio ebbe una cerimonia ufficiale di apertura che si svolse a Parigi nella cripta della basilica del Sacro Cuore a Montmartre la domenica del 6 novembre. Il treno partì alle 6,35 dalla Gare de l'Est; la comitiva attraversò la Svizzera ed in Italia fece tappa a Milano, Venezia, Padova, Bologna, Loreto, Roma; sulla via del ritorno sostò anche a Pompei, Napoli, Firenze, Pisa, Genova. Quindi, via Nizza, Marsiglia e Lione, fece ritorno a Lisieux.

A Roma, durante l'udienza con Leone XIII, nonostante il divieto di parlare in presenza del Papa imposto dal vescovo di Bayeux, Teresa si inginocchiò davanti al Pontefice, chiedendogli di intervenire in suo favore per l'ammissione in convento. Il Papa tuttavia non diede l'ordine auspicato, ma le rispose che, se la sua entrata in monastero era scritta nella volontà di Dio, questo desiderio si sarebbe certamente adempiuto.















Sulla via del ritorno il vescovo cambiò opinione su Thérèse e diede il proprio permesso. A poco più di quindici anni, il 9 aprile 1888 Teresa fece il suo ingresso al Carmelo, dove assunse il nome di "Teresa del Bambin Gesù", aggiungendovi in seguito "del Volto Santo". Il suo nome completo da religiosa è "Teresa del Bambin Gesù del Volto Santo".

monastero conobbe la fondatrice del carmelo di Lisieux, Madre Genoveffa, al secolo Claire Bertrand. Quest'anziana monaca fu modello di vita monastica e riferimento teologico per Teresa. Fu lei infatti che la esortò a coltivare il valore della pace a cui Teresa già aspirava per indole, e attorno a questo tema Teresa ricamò il suo pensiero teologico

Nel 1893 fu nominata vice-maestra delle novizie, in aiuto a madre Maria Gonzaga.

Nel 1894, dopo una lunga convalescenza, Louis Martin morì, e Celine che lo aveva accudito, entrentrò nello stesso Carmelo dove già si trovano le sorelle. La sua macchina fotografica ci ha lasciato le fotografie di Thérèse.

Teresina è talmente colpita dalla vicenda che decide perfino di mandare una lettera alla Vaughan, per incoraggiarla nel prosieguo del suo nuovo cammino di fede. Questa missiva conteneva una preghiera composta da Teresa e una foto allegata da sua sorella Pauline, ossia Madre Agnese, che ritrae Teresina col costume di scena di Giovanna d’Arco.

In quel momento la mistica attraversa la tipica aridità spirituale che viene spesso chiamata “notte della fede”, era  tentata da pensieri di ateismo e materialismo, e la sua fede nella vita eterna vacillava . Nonostante ciò, Teresa non si arrese, moltiplicò  i suoi atti di fede e poco prima di morire rilasciò dichiarazioni che sembrano testimoniare infine la sua vittoria.

Quando la Vaughan non si presentò  ,Teresina, già provata dalla sua malattia e dai dubbi di fede che la assillavano, ebbe un crollo emotivo. Si sentì particolarmente umiliata soprattutto nello scoprire che la sua foto nei panni di Giovanna d’Arco era stata proiettata pubblicamente durante la famosa conferenza. Un episodio che alcuni oggi definirebbero bullismo.
Teresa prese la lettera che la finta Diana Vaughan le aveva inviato come risposta e, ferita nell’animo, la gettò nel letame.

Scrive Teresa : " Parlare della sua umiltà d'animo per non dover parlare della nostra (colpevole?) ingenuità. Ma lei..... con il terribile anno appena trascorso..... deve essere stato come una sferzata su una ferita aperta. ".....simulando perfettamente - negli scritti che scrive a nome di Diana Vaughan - esperienze spirituali come se le avesse realmente vissute, Taxil dimostra che se è stato capace di ingannare gli altri, anche un'anima religiosa può ingannare se stessa"

Il 29 febbraio 1864 Diana Vaughan  era sulle prime pagine dei giornali , la descrivono come figlia di un americano e di una francese, nel 1893 va ad abitare a Parigi dove entra in amicizia con il dottor Bataille ed un marsigliese Leo Taxil il cui vero nome è  Gabriel Jogand Pagés. Nel 1895 secondo i giornali è pronta a convertirsi, il giornale cattolico LaCroix invita a pregare,  il 13 giugno viene confermata come data di conversione ufficiale . Si decide a rilasciare le sue memorie esplosive , escono " Le memorie di una Palladista "nella primavera del 1896 raggiunge il massimo della notorietà . Isidore Guerin lo zio di Teresa , porta il libro a Teresa di Lisieux e così  gli fa conoscere la figura della Vaughan .Il 24 aprile 1897 Le Normand pubblica un resoconto della conferenza che avrebbe dovuto annunciare la Vaughan, ma a quella conferenza verranno mostrate le foto private mandate da Teresa alla Vaughan , ma la Vaughan non apparirà mai .

  faut avoir voyagé sous ce sombre tunnel pour en comprendre l'obscurité » (IT)
« Bisogna avere viaggiato sotto questo buio tunnel per comprenderne l'oscurità »
(Thérèse Martin, Manoscritto autobiografico C,5v)

Teresa, morta di tubercolosi a 25 anni, durante la sua brevissima esistenza fu tormentata dal dubbio e dalla disperazione, alternando momenti di grande slancio emotivo ad altri in cui arrivò a sfiorare il suicidio. L’epoca in cui visse ,la fine dell’Ottocento- è caratterizzata dall’affermarsi del materialismo storico e dalle teorie evoluzionistiche. Il primato culturale cattolico è destinato a dissolversi, sotto i colpi mortali degli epigoni della filosofia dei Lumi. La cristianità cattolica non visse un gran momento.

Il 17 maggio del 1925 Teresa fu canonizzata da Pio XI il quale il 14 dicembre 1927 la proclamerà  patrona delle missioni , il 19 ottobre 1997 G. Paolo II la nominerà dottore della Chiesa .

Pur essendo entrata nella notte buia della fede un anno prima della  confessione come bufala della Vaughan e di Taxil, il racconto di questo tempo e di queste tentazioni, l'ultima parte dei suoi manoscritti autobiografici, è posteriore e risale al giugno 1897.
Nel giugno del 1897 Teresa scrive il "manoscritto C", dove racconta le sue tenebre.

“Sento che sto per entrare nel riposo… Ma sento soprattutto che la mia missione sta per incominciare, la mia missione di far amare Dio come io l’amo, di donare la mia piccola via alle anime. Se il buon Dio esaudisce i miei desideri, il mio Cielo si svolgerà sulla terra fino alla fine del mondo. Sì voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra”

Teresina è talmente colpita dalla vicenda che decide perfino di mandare una lettera alla Vaughan, per incoraggiarla nel prosieguo del suo nuovo cammino di fede. Questa missiva conteneva una preghiera composta da Teresa e una foto allegata da sua sorella Pauline, ossia Madre Agnese, che ritrae Teresina col costume di scena di Giovanna d’Arco.

"Un’anima in stato di grazia non ha nulla da temere dai demoni, i quali sono vigliacchi, capaci di fuggire davanti allo sguardo di una bambina”
(Santa Teresa di Lisieux)

"Ha permesso che la mia anima fosse invasa dalle tenebre più fitte, e che il pensiero del cielo, per me così dolce, sarebbe stato d'ora in poi solo un motivo di lotta e di tormento..........
Ma tua figlia, Signore, ha compreso la tua luce divina e chiede perdono per i suoi fratelli. Accetta di mangiare il pane del dolore finché vuoi, e non vuole risorgere da questa tavola piena di amarezza, dove mangiano i poveri peccatori, finché non viene il giorno che hai designato.... E non può anche lui dire nel loro nome, nel nome dei loro fratelli: Abbi compassione per noi, Signore, perché siamo peccatori.....? Fai, Signore, che ritorniamo giustificati....! Che tutti coloro che non vivono illuminati dalla torcia luminosa della fede la vedano finalmente risplendere..... [....].
E' tutto finito.....! Quando voglio che il mio cuore, stanco dell'oscurità che lo circonda, per riposare con il ricordo del paese luminoso per il quale sospira, i miei tormenti sono raddoppiati. Mi sembra che le tenebre, adottando la voce dei peccatori, mi dica, beffardo: "Sognate di luce, di una patria profumata dei profumi più tenui; sognate il possesso eterno del Creatore di tutte queste meraviglie; credete che un giorno uscirete dalle nebbie che vi circondano. Andate avanti! Rallegratevi della morte, che vi darà, non quello che vi aspettate, ma una notte ancora più profonda, la notte del nulla"

Teresa ha sempre desiderato di poter accedere al sacerdozio, precluso per il suo esser donna.

Nel suo ultimo componimento teatrale, nel febbraio 1897, Teresa affronta questa tematica. In questo lavoro Thèrèse, ricordando che fu santa Barbara a portare la comunione al gesuita Stanislao Kostka che la richiedeva, sostiene che forse santa Barbara abbia desiderato essere sacerdote quando era sulla Terra ma che abbia potuto realizzare questo suo sogno solo una volta in Cielo. In questo modo Thèrèse, con la storia di santa Barbara e santo Stanislao Kostka, sembra risolvere la questione che riguarda anche lei.

A partire dal 6 aprile 1897 Madre Agnese di Gesù aveva cominciato a raccogliere le ultime parole di Thérèse nel famoso "Cahier Jaune" e presto, dal luglio 1897, era stata imitata dalle altre due sorelle incoraggiate in questo progetto del resto anche dall'unica sorella che si trovava ancora nel mondo, Leonie, che viene regolarmente al parlatorio per chiedere notizie della sorella malata. A Celine, infatti Leonie scrive il 18 luglio 1897:

« Quanto ella deve coprirti col profumo delle sue virtù! Se tu potessi mettere tutto ciò per iscritto, sarebbe molto consolante per me, perché io non ho come voi, piccole sorelle amate, la fortuna di essere vicina alla mia sorella cara. »

Alla morte di Thérèse e dopo la pubblicazione e fortuna di "Storia di un'anima", l'insieme di questi scritti più altre testimonianze prenderanno
il nome di "Derniers Entretiens" o "Ultimi Colloqui" che susciteranno contestazioni soprattutto da parte di quei lettori e studiosi della carmelitana che non condivideranno la chiave di lettura conformista e riduttiva della vita e delle opere di Thérèse che pur avendo avuto tanta fortuna tra i devoti meno esigenti non riscuote assolutamente credito tra i lettori più smaliziati di Thérèse che dal loro punto di vista la vedono, in tali schemi interpretativi, sminuita e ridotta, falsificandone, anche se quasi sempre in buona fede, la sua vera identità.

Tale critica trova ulteriore giustificazione nel fatto che i "Derniers Entretiens" (o "Ultimi Colloqui") non sono propriamente le parole che Thérèse ha scritto in prima persona come gli altri scritti a lei attribuiti ma sono gli appunti delle ultime conversazioni che lei ha intrattenuto, tra il luglio e il settembre 1897, in particolare con la sorella Pauline/suor Agnese di Gesù.

Le parole che in questi appunti vengono a lei attribuite non danno la certezza che furono proprio quelle, come invece per gli altri scritti di cui si hanno gli originali autografi. Occorre poi tener presente la disinvoltura con cui - a parere degli storici - le sue consorelle ed, in primo luogo, Pauline/suor Agnese corressero i suoi scritti originali prima che fossero pubblicati.

I "Derniers Entretiens" sono, ovviamente, un'interessante ed utile documentazione che si aggiunge ad altre per comprendere più profondamente il vero senso della vicenda di Thérèse Martin, ma il rispetto per la verità di questa storia con le sue luci e anche con le sue ombre esige, comunque, che ogni affermazione che in esso viene a lei attribuito vada per lo meno preso con le pinze.









Uno studioso di questa vicenda oltre che carmelitano, Jean François Six, riteneva che tale insieme di scritti non andassero nemmeno inseriti nell'edizione delle "Opere Complete di Thèrèse Martin" ma che dovessero essere, semmai, pubblicati a parte.

L’opera di Teresa, il suo remissivo sentimentalismo religioso è stato ripreso da due emule carmelitane, Celine e Agnese, fautrici della c.d. “infanzia spirituale” e della “piccola via”; in breve, un insegnamento teso a postulare il ritorno allo stato d’innocenza e purezza infantile.

Altre due epigoni nel monachesimo carmelitano  di Teresa  Elisabetta della Trinità e Edith Stein. Elisabetta (1880-1906), continuò la tradizione, inaugurata dalla santa aviliana, dell’annichilimento completo nell’icona del Crocefisso, fino a perdere se stessa nell’amore di Dio.

Edith Stein  filosofa, prestigiosa studiosa di Husserl, trovò nell’insegnamento di Teresa d’Ávila e Giovanni della Croce il compimento della fenomenologia.
Ebrea, abbandonato l’ateismo per l’Ordine Carmelitano, scomparve ad Auschwitz nel 1942.

«Prima di prendere la penna in mano, mi sono inginocchiata davanti a quella statua di Maria, che dette alla mia famiglia tante prive delle materne predilezioni, e l’ho supplicata di tenermi la mano, perché neppure una sola riga da me scritta non le torni accetta. Aprendo poi il Santo Vangelo, il mio sguardo è caduto o su queste parole: “Gesù, salito sopra un monte, chiamò a sé quei che volle” (Marco, 3, 13). Ecco il mistero della mia vocazione:, della intera mia vita, e soprattutto il mistero della preferenza di Gesù per l’anima mia. Egli non chiama coloro che ne sono degni, ma chi gli piace. “Dio ha pietà di chi vuole, e fa misericordia a chi vuol fare misericordia” (Esodo, 33, 18-19); e come dice San Paolo: “Non è dunque opera di colui che vuole né di colui che corre, ma di Dio che fa misericordia” (Romani, 9, 16). Mi sono domandata per un pezzo perché Dio abbia delle preferenze e perché non tutte le anime ricevano una eguale misura di grazie. Mi recava meraviglia il vederlo dispensare favori straordinari a grandi peccatori come San Paolo, Sant’Agostino, Santa Maria Maddalena, e tanti altri, da Lui, direi quasi, forzati a ricevere le sue grazie. Nel leggere le vite dei santi, mi meravigliavo ancora nel vedere Nostro Signore accarezzare dalla culla alla tomba certe anime privilegiate, non lasciando egli sul loro passaggio nessun ostacolo che e trattenesse dal sollevarsi a Lui, e non permettendo mai al peccato d’offuscare l’immacolato candore della loro veste battesimale; e mi domandavo perché, per esempio, fossero tanto numerosi quei poveri selvaggi, che morivano senza neppure aver udito pronunziare il nome di Dio.
Gesù si degnò d’istruirmi su questi misteri, ponendomi davanti agli occhi  il libro della natura; ed io compresi che tutti i fiori da Lui creati son belli, che lo splendore della rosa e il candore del giglio  non rapiscono al’umile mammoletta il suo profumo, e nulla tolgono alla meravigliosa semplicità della pratolina. Compresi che, se tutti i piccoli fiori volessero cambiarsi in rose, la natura perderebbe il suo ornamento primaverile,  ei campi non sarebbe erro più smaltati di fiorellini.
Il simile accade nel mondo delle anime, in questo giardino vivente del Signore; perché, se Egli ha creduto di far bene creando dei grandi santi che possono paragonarsi ai gigli e alle rose, ne ha creati pure di più piccoli, che devono contentarsi d’essere delle margheritine o delle semplici mammole, destinate anch0sse a rallegrare gli sguardi divini; e quanto più i fiori godono di fare la sua volontà, tanto più essi sono perfetti.
Compresi ancora un’altra cosa… Compresi che l’amore di Nostro Signore si rivela tanto nell’anima più semplice che non oppone la minima resistenza alle sue grazie, quanto nell’anima più sublime; ed infatti, poiché è proprio dell’amore l’abbassarsi. Se tutte le anime somigliassero a quelle dei santi Dottori che illuminarono la Chiesa, quasi parerebbe che Dio, per giungere fino ad esse, non si chinasse abbastanza. Ma Egli ha creato il fanciullo che non sa niente e non fa udire che deboli grida; ha creato il povero selvaggio, il quale non ha per guidarsi che la sola legge naturale;  e fino ai loro cuori Egli degna abbassarsi.
Sono quelli i FIORI DEI CAMPI, la cui semplicità lo rapisce, e, col discendere tanto in basso, il Signore mostra appunto la Sua grandezza. Come il Sole illumina al tempo medesimo tanto il cedro quanto il piccolo fiore,  così l’Astro divino illumina particolarmente ogni anima, sia grande, sia piccola, e tutto corrisponde al suo bene; come, in natura, le stagioni sono disposte in modo da far sbocciare nel giorno stabilito la più umile margheritina dei campi.»













A credere al caso Taxil c'era però un altro testimone d'eccezione, stiamo parlando del pezzo da novanta questa volta dell' esoterismo : René Guenon .

Guénon fu avvicinato da vicino un protagonista del caso   Taxil , Abel Clarin de la Rive , che  uno dei principali editori de La Freemasonry démasquée (la rivista degli abati di Bessonies e Joseph), poi de " La France chrétienne antimaçonnique", che divenne "La France antimaçonnique". Quest'ultimo, il cui primo redattore capo fu proprio  Leo Taxil, può essere considerato il precursore della Rivista Internazionale delle Società Segrete (ISSR) apparsa tra le due guerre mondiali.
Clarin de la Rive, ignorando l'affiliazione massonica di Guénon, gli propose di lavorare presso La France antimaçonnique.Senza la morte di Clarin de la Rive nel 1914 , che pose fine alla rivista, Guénon gli sarebbe probabilmente succeduto come caporedattore.

Tuttavia, Clarin de la Rive, ignorando l'affiliazione massonica di Guénon, gli propone di lavorare presso La France antimaçonnique. Guénon accettò, probabilmente perché il livello di esigenza di Clarin de la Rive gli permise, senza negarsi, di pubblicare interessanti documenti sulla tradizione occulta che aveva trovato nella muratura (ma da cui la muratura, nelle sue obbedienze più importanti, si allontanò sia nei paesi anglosassoni che in quelli latini - anche se le ragioni erano diverse: influenza del conformismo protestante e liberale nel primo caso, influenza del secolarismo di sinistra nell'altro).

Aggiungiamo che Guénon e Clarin de la Rive avevano alcuni punti in comune: la loro curiosità per l'Islam - sappiamo che René Guénon si stabilì in Egitto nell'ultima parte della sua vita e generalmente consideriamo che si convertì all'Islam. Clarin de la Rive aveva pubblicato opere non solo sul mondo arabo, ma apparentemente anche libri con nomi arabi e sosteneva di poter essere confuso con un musulmano

La" France antimaçonnique "era una rivista - piuttosto un giornale - ultra-cattolico, che aveva come scopo di combattere ogni occultismo e tutte le società segrete, lette nei presbiteri e nelle sacrestie.

La collaborazione di Guénon in
La France antimaçonnique (che per semplificare chiameremo
F. A-M ) è, nel suo ordine, quasi enigmatica perché, sebbene anonimamente ma certamente, prima di firmare "Le Sphinx", Guénon aveva cominciato a dare alla F. A-M una vera collaborazione a partire dal luglio 1913, è dal 1910  che la F usa. A-M come "tribuna" per rispondere ai suoi avversari occulti mentre ha a sua disposizione La Gnose, è un vescovo gnostico e firma come tale, e, allo stesso tempo, "Sovrano Gran Commendatore" dell'"Ordine del Tempio". Vero, si tratta quindi di "lettere aperte" indirizzate alla direzione della rivista, di "chiarimenti" e non di articoli. Da una di queste "lettere" si apprende addirittura che il direttore de la Rive era particolarmente interessato al Dalai Lama. Guénon, allora e fino al 1916, fu massone attivo nella Grande Loggia di Francia.









Quando Guénon è in rapporti, percepiti come amichevoli, con il signor de la Rive, che mette a sua disposizione la sua rivista, Guénon è un vescovo gnostico e capo di un Ordine del Tempio; quando inizia a collaborare regolarmente in esso è un massone regolare e musulmano. Che era un musulmano: il signor de la Rive lo ignorò senza dubbio; che era massone, lo sapeva certamente; che faceva parte di un Ordine del Tempio ed era un vescovo gnostico, lo sapeva anche lui, senza alcun dubbio su questo.

Poi, quando si pensa che F. A-M era una rivista - piuttosto un giornale - ultra-cattolico, che aveva come scopo di combattere ogni occultismo e tutte le società segrete, lette nei presbiteri e nelle sacrestie, si è perplessi .

Di fronte a tali articoli della rivista "Sfinge", anche gli abbonati dovevano esserlo. Senza dubbio lo sarebbero stati ancora di più se la guerra del 1914 non avesse interrotto la pubblicazione della F. A-M, perché, dopo la morte del signor de la Rive in maggio o giugno, fu Guénon a dirigere la rivista in accordo con la vedova.

Senza dubbio Guénon racconterà in seguito ad un'amica cattolica, Madame Denis-Boulet, della Chiesa gnostica, che era entrata in quel mezzo per distruggerla (in realtà, dopo il suo passaggio, è solo rifiutato) e si potrebbe pensare che, da quel momento in poi, ci sia stato un accordo tra lui e alcuni media cattolici.

Ma la spiegazione non si applica all'Ordine del Tempio, né è d'accordo con gli scritti di Guénon all'epoca in esame.

Il legame Guénon-de la Rive ebbe senza dubbio come intermediario il Canonico Gombault, professore all'Istituto Cattolico, originario di Blois, al quale Guénon deve la sua conoscenza del Tomismo, ma anche molte delle sue informazioni su casi paranormali.  

Grazie prima a Gombault e poi in modo molto più completo grazie al sig. de la Rive, Guénon poté  consultare tutta una documentazione sul caso Léo Taxil-Dr. Bataille (Mémoires d'une Palladiste e Le Diable au XIXe siècle) e ne uscì  fuori  convinto che, lungi dall'essere semplicemente uno scherzo di cattivo gusto, le presunte rivelazioni sul Luciferismo in Massoneria rappresentavano una manifestazione di controiniziazione  molto seria .

La confessione d'inganno di Taxil gettò nel ridicolo su numerosi membri del clero  sia basso che  alto ,che avevano garantito tali rivelazioni, e questo fu sfruttato come prova della stupidità e della credulità dei cattolici (un buon riassunto della questione si può leggere all'inizio del primo capitolo del libro di Serge Hutin: Les Francs-Maçons).

Dal dossier raccolto dal sig. de la Rive e consegnato a Guénon (che peraltro lo ha ereditato) è emerso che Taxil e Bataille erano stati semplici esecutori ai quali i personaggi dietro le quinte avevano fornito ispirazione il motivo della guerra  - e che, sì, erano veri e proprio quello che si diceva .

Dal dossier raccolto dal sig. de la Rive e consegnato a Guénon (che peraltro lo ha ereditato) è emerso che Taxil e Bataille erano stati semplici esecutori ai quali i personaggi dietro le quinte avevano fornito ispirazione e il nervo della guerra

Disorientati dalle confessioni di Léo Taxil e resi più prudenti, i campioni cattolici dell'antimassonismo, negli anni successivi, portarono il combattimento quasi esclusivamente sul terreno politico e filosofico-sociale, abbandonando le "diablerías". Ma rimaneva una corrente i cui fedeli sostenevano che la vera menzogna di Léo Taxil era costituita dalle sue dichiarazioni del 1897 che egli aveva fatto per salvare la sua vita minacciata dai massoni (ci si chiede perché questi, che erano considerati abituati al crimine, avrebbero aspettato dodici anni per uccidere il loro avversario), a meno che non fosse stata "comprata" da loro.

E nel 1912, un sacerdote molto ricco e certamente di ottima fede, l'Abbé Jouin, sacerdote della chiesa di Saint-Augustin a Parigi, fondò una rivista, la Revue Internationale des Sociétés Secrètes (R.I.S.S.S.), per riprendere la "buona lotta". Il vero regista era un personaggio di nome Charles Nicoullaud (probabilmente ex muratore e autore di un trattato di astrologia con lo pseudonimo di Fomalhaut) che, secondo Guénon, era un controiniziato dello stesso tipo di Le Chartier a cui abbiamo  fatto riferimento sopra.

Un secondo personaggio dello stesso genere, Guillebert des Essars, aiuterebbe Nicoullaud, per poi succedergli nel ruolo di regista effettivo. Collabora un altro sacerdote, padre Paul Boulin, che, sotto lo pseudonimo di Roger Duguet, pubblicherà nei suoi ultimi anni un libro curioso: Autour de la Tiare, un po' "autocritico". Nel 1930 compare un altro collaboratore, firmato da G. Mariani (tenente di nave Bouillier), grande amico di Pierre Mariel. Quando padre Jouin morì pochi anni prima della seconda guerra mondiale, gli successe un altro sacerdote, padre Raymond Dulac, che era certamente più saggio in materia di diritto canonico e storia della Chiesa che in materia di massoneria e occultismo

Nello stesso momento in cui descriveva l'iniziazione massonica (pubblicò un libro con quel titolo) come essenzialmente diabolica , Charles Nicoullaud pubblicò romanzi pseudo-mistici (Zoé, la théosophe à Lourdes e un altro di cui ho dimenticato il titolo) animati dal più violento anticlericalismo e in cui apparivano i religiosi "posseduti".

Nel 1929, il gruppo R.I.S.S.S.S. ha dato vita al caso Taxil, pubblicando, con il titolo "L'Elue du Dragon, le presunte memorie di un "massone " della fine del XIX secolo, convertito alla fine della sua vita e ritiratosi in un convento, il cui nome non è mai stato rivelato - e giustamente.

Per un quarto di secolo, la R.I.S.S.S. pubblicò instancabilmente "rivelazioni" volte a dimostrare che vi era un complotto era  la Massoneria universale , sia attribuendo alla Massoneria teorie o pratiche che erano solo affari di certi gruppi occulti, sia inventandole puramente e semplicemente. Ma, allo stesso tempo, sacerdoti, religiosi (soprattutto gesuiti) e prelati di ogni rango furono denunciati come massoni o "complici" della Massoneria, al punto che si sarebbe potuto credere che l'arcivescovado di Parigi, per esempio, sotto il governo del cardinale Verdier, fosse un semplice ramo di Cadet Street! Padre Jouin, che non aveva mai avuto una testa molto solida e che, con l'età, era diventato totalmente deliquescente (quando l'ho visto, nel 1930, era già molto stanco), ha coperto queste sciocchezze con il suo nome. E senza dubbio è stato a causa della sua età e dichiarare non farlo sospendere



Molti ammiratori di Guénon hanno a più riprese espresso sorpresa e rammarico nel vederlo dedicare tanto tempo e dare tanta importanza a controversie con pubblicazioni apparentemente poco serie e di diffusione così limitata come la R.I.S.S.S. e Atlantis de Paul Le Cour. Ma almeno per quanto riguarda il primo Guénon,  lo considerava come un "nido di stregoni" .

  (su Guenon vedasi  in  http://symbolos.com/s19ined2.htm  " Algunos Recuerdos  sobre  René Guenon   y etudes traditionnelles  (2)
("Documento confidencial inédito") )

Per approfondire:



LA MYSTIFICATION DE LEO TAXIL

 

LE GENERAL PIKE ET MAZZINI  OU L'HISTOIRE A SENSATION,QUATRIEME  PARTIE

25 Juin 2015

 apparso su :

http://comtelanza.canalblog.com/archives/2015/06/25/32271704.html

Études sur la Franc-Maçonnerie et le Compagnonnage, tome 1, René Guénon, éd. Éditions Traditionnelles, 1971

http://storiadelleidee.blogspot.com/2018/10/santa-teresa-di-lisieux-e-i-massoni.html?m=1





'' Il mistero vertiginoso della Grazia nella riflessione di Teresa di  Lisieux''

di Francesco Lamendola - 17/11/2011 apparso su :

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=41172